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Giuseppe Stabile, grande musicista trapanese Diversi lettori hanno chiesto più dettagliate notizie sulla vita e le opere del concittadino musicista Giuseppe Stabile Junior. Junior perché anche il padre, trapanese verace, musicista anch’esso e direttore di banda si chiamava Giuseppe. Iniziamo col dire che il M° Giuseppe Stabile J., contrariamente a quanto si potesse pensare, è nato a Melicuccia, un paesino di circa 1.500 abitanti posto a 275 metri di altezza in provincia di Reggio Calabria, nel maggio del 1908, perché il padre, a seguito di concorso, aveva la direzione della banda del capoluogo calabro. Giuseppe J., terzogenito ed unico figlio maschio, fin dall’infanzia subì controvoglia la volontà del padre di studiare musica, al punto che veniva legato alla sedia con il libro degli esercizi per pianoforte da ripassare fino ad ottenere una perfetta esecuzione. Il giovane Giuseppe all’età di 11 anni era già un enfant prodige, deliziando amici e parenti con le sue esecuzioni nel salotto di casa paterna e mostrando già il suo virtuosismo ed il tocco inconfondibile che lo renderà celebre nella sua lunga carriera di esecutore e di accompagnatore. Nel 1920 la famiglia Stabile si trasferisce a Trapani e qui il giovane Giuseppe inizia gli studi di Composizione con il già famoso M° Antonino Scalabrino, direttore d’orchestra e compositore. Quando la famiglia si trasferisce ancora, a Palazzolo Acreide (SR), il giovane Giuseppe continuò a studiare con il M° Scalabrino facendo il pendolare e iscrivendosi nel 1928 al Conservatorio di Napoli “S.Pietro a Majella”. Direttore era il M° Cilea e i suoi maestri furono Finizio, Rossomandi e Gennaro Napoli. Compagni di corso, tra gli altri, Enzo De Bellis e Jacopo Napoli, autore della “Piccola cantata per il Venerdì Santo”, vincitore nel 1963 del premio Marzotto. Pupillo del M° Cilea, assommò al romanticismo acquisito dal M° Scalabrino, quello derivante dal compositore dell’Arlesiana e dell’Adriana Lecouvrieur. Come Cilea e Puccini il M° Stabile era un perfezionista; la sua tecnica era influenzata dal fascino pucciniano a tal punto da renderla molto raffinata e toccante. Nel 1938 sposa Francesca Palermo e decide di andare a vivere a Napoli dove, contrariamente alle sue aspettative, l’attende una vita di tribolazioni e di rinunce e sbarca il lunario dando lezioni di musica. Erano tempi quelli dove era di gran moda l’America ed, invogliato dal fatto che la famiglia Palermo vivea in America, si trasferì nel nuovo continente dove, dopo varie vicissitudini, vince nel 1939 il concorso che gli consentì di accedere al mondo della lirica e comincia ad esibirsi quale direttore d’orchestra per i concerti che si tenevano al padiglione italiano della fiera mondiale di New York. Fu un periodo di soddisfazioni: si esibì come direttore d’orchestra nei vari teatri di New York, Pittsburg e Detroit, fino ad ottenere la scrittura della Philadelphia Opera Company come direttore d’orchestra e coro fino al 1949, quando la nostalgia della patria e la convinzione che il cambiamento di regime avrebbe apportato ulteriori disponibilità di lavoro lo convinsero a lasciare il nuovo Continente. Tornato a Palazzolo Acreide una serie di vicissitudini familiari lo costringono a rinunciare alla cattedra di insegnamento al Conservatorio di Napoli offertagli dal suo amico ed ex compagno di corso Jacopo Napoli, divenuto frattanto direttore del “San Pietro a Majella”. La sua vita artistica si può dividere in tre periodi: napoletano, americano e siciliano. Il periodo napoletano è il meno prolifico. Nel saggio del conservatorio dell’anno accademico del ’32 debutta con una sua composizione da camera “Trio in Sol”, musica per pianoforte, violino e violoncello, premiata nel 1934 ai “Littorali” di Firenze. Dopo un successo molto limitato con la “Sonata in Mib” per violino e pianoforte, si mise a comporre canti popolari e altre composizioni quali Serenatella napoletana, Marcetta, Pavana, Tempo di mazurca, Scherzino, Fuga in Mi min., Petit etude cromatique, Suona l’Angelus, Sarabanda in Sol, Scherzo in Re e Gavotta. In America, influenzato da Ghershwin, compose di getto Small Rhapsody, mentre sulla scia di Perosi compose per organo Choral Improvisation, Sabath mood, Vesper meditation e Prayer. Copiose
risulteranno le composizioni per pianoforte: Mazurka capricciosa; Hovering
butterflies; Fuga a tre parti: preludio, fuga e variazioni; Preludio
e Fuga su un tema di J.S.Bach. Per la danza: Paso amoroso (tango); Invitation
à la dans; Puppet e Gallantries of XVIII century (minuet). Per
quanto concerne la musica da camera compone tre quartetti per strumenti a fiato:
Hesitation; Dance of marionette; Harlequinade. Ed infine una piccola raccolta: Once a time; Wooders soldiers
march; Arabian caravan; Midnight ronda; Oriental lullaby; Watchmakers
factory; Holiday March; Country melody. Il periodo siciliano che va dal 1952 al 1971, certamente è molto intenso, prolifico, con molte composizioni vocali e strumentali, Opere, musiche da camera, balletti e moltissime liriche dedicate al folklore siciliano. Canti popolari tra cui: La luna rossa, Sciuri Beddi, Io sono il tremore, Tempesta di sole, Chitarrata, Coro di vendemmiatori, Se, A puzza nica, Non chiedere, O Siracusa. Un unico balletto ispirato da una novella pastorale di T.Gargallo che ha per titolo Engimo e Lucilla. Per pianoforte: Schottish, Cinderella’s dance, Twilight meditation, Sevillana, Sonata in Mib. Pastorale per organo: Egloga interludi; Dearest night. Ed infine le opere, in ordine di tempo: Nastro Rosa e Janice (delle quali sono andate smarrite le partiture e gli spartiti). Amnin-el-dib opera in tre parti tratta da una fiaba orientale su libretto di Sanzio Levratti e per ultima Il principe del mandorlo in fiore, fiaba lirica in un atto tratta da un nô giapponese su libretto del famoso napoletano Enzo Murolo, l’unica opera, quest’ultima, che ha avuto nel teatro lirico del Luglio musicale trapanese la sua prima esecuzione mondiale riscuotendo unanime consenso del pubblico presente e della critica. Questo avveniva nel 1972, lo stesso anno quando la salute del M° Stabile veniva minata da un male in quei tempi incurabile. Possiamo alfine dire, senza tema di essere smentiti, che il Maestro ebbe nel suo cuore Trapani e negli ultimi tratti della sua esistenza terrena un trapanese e Trapani lo hanno reso felice nel vedere la realizzazione di una sua creatura proprio in quella città che tanto amava.
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